Pippo dei Trilli R.I.P.

Ciao, Pippo. So che scriverti adesso è tanto inutile quanto patetico, ma so che se non lo faccio, starò peggio... Sento di doverti delle scuse. Magari non t'importeranno neppure, ma non ho la coscienza a posto. Come quando ci conoscemmo di persona grazie al nostro comune amico Marcello -per te medico, per me fotografo-: mi chiamasti per chiedermi informazioni sul disco che avevo appena pubblicato... Credevo mi volessi denunciare perchè avevo "rubato" una scenetta dei Trilli e l'avevo inserita come interludio nel mio disco: ci incontrammo vicino al tuo peschereccio, e ti portai il cd "Zero Plastica", in una giornata di pioggia inclemente. Ti chiesi subito scusa, ti raccontai che solo dopo aver comprato il vinile "Canti de casa mae", capii che quel discorso trovato su una cassettina anonima, scoprii che in realtà era vostro; ti dissi anche che non avevo depositato quell'interludio -che avevo chiamato "Folk zeneise"- alla siae a mio nome, ma l'avevo lasciato anonimo... Ricordo che sorridesti un po', perplesso, guardando la copia del disco di Zero Plastica che ti stavo regalando in segno di scuse. Poi, capendo l'equivoco, ridesti, e mi dicesti di non preoccuparmi, e che il motivo per cui mi avevi chiamato era soltanto chiedermi informazioni su dove avevo fatto stampare il mio disco: avevi chiesto il mio numero a Marcello solo perchè lui ti aveva parlato bene del nostro lavoro... E mi rassicurasti dicendomi che non mi avresti denunciato, e che i miei occhi e il mio modo rattristato di parlare erano sinceri e sufficienti, come scuse. Non so dirti adesso se ero più stupito dalla situazione che stavo vivendo, o se ero più emozionato di essere proprio lì con te, e di parlarti di persona... Mi sentivo come se avessi di fronte una leggenda vivente. Mi sentivo come un bambino che incontra un suo idolo.
Quando ci ri-incontrammo, mi facesti i complimenti per il disco "Zero Plastica", e mi confessasti che anche Fabrizio De Andrè -tuo grande amico-, una volta, per errore o per superficialità, inserì qualcosa di tuo e di Pucci in un suo lavoro, e tu lo considerasti come un tributo, un rendere onore alla vostra opera. Poi mi confessasti che avresti voluto fare un pezzo "così -dicesti- come cantate voi": rap -ti dissi io-, e ne avevi già accennato qualcosa con chi scrivevi i tuoi testi. Mi proponesti di farlo assieme, e di occuparmi anche della grafica e della stampa del tuo nuovo disco, come avevo già fatto qualche mese prima con il mio. Nella mia testa riecheggiava: "i Trilli con Zero Plastica", come una frase biblica. Quella sera mi parlasti a lungo dei Trilli, di Genova, di quando avevi vissuto e avevi suonato in Spagna, di Fabrizio e di suo figlio, delle tonnellate di vostro materiale inedito perduto... E io ti ascoltavo con gli occhi pieni di ammirazione, come un ragazzino di fronte al suo calciatore preferito. Mi parlasti tantissimo, tra una sigaretta e l'altra, e quando ci salutammo, mi dicesti che ci saremmo dovuti ri-sentire dopo qualche settimana perchè attendevi delle risposte da diversi finanziatori. Tornai a casa con una sensazione simile a quella di chi incontra un santo...
Nelle settimane successive ti telefonai, ci rivedemmo, ti portai i preventivi che avevo ottenuto per questo tuo nuovo progetto dei Trilli, ma poi -vuoi anche per il mio modo svarionato di vivere, e di buttarmi a capo fitto in 1.000 progetti diversi contemporaneamente-, ci siamo persi di vista. Ogni volta che pensavo a te, e alla proposta che mi avevi fatto di collaborare, mi sentivo piccolo, minuscolo, troppo piccolo per relazionarmi con una persona grande come te, con un bagaglio come il tuo. Ho commesso un errore di cui ora mi pento terribilmente: non ho avuto la determinazione di seguirti, mi sono sentito come un potenziale fastidio per te, un pivello indegno della tua stima.

L'ultima volta che ci siamo visti era un venerdì sera, stavo passando con Emiliano lì di fronte al tuo peschereccio. Non credemmo che fosse un caso, e ti parlammo subito dell'idea che avevamo avuto assieme qualche giorno prima: avremmo voluto fare un disco in cui i successi dei Trilli venivano re-interpretati da gruppi genovesi come SensaSciou, Bobby Soul & les Gastones, Nversi, noi -Ohimemì-, Zero Plastica, ecc. L'idea ti piacque, e mi dicesti che ne avrei dovuto parlare con il tuo editore.
Ma... la cosa è rimasta lì, a causa dei 1.000 impegni di entrambi. E adesso ce l'ho nella gola, come il magone che mi accompagna da stamattina, quando ho letto di te sul giornale. "Guardate che quando non ci sarò più io...": queste tue parole mi riecheggiano nella testa come un uragano.

Scusami, Pippo. Magari anche questa volta mi perdonerai... Ti prego, Scusami...
Continerò a suonare i Trilli ad ogni mio dj-set e ad ogni live con Zero Plastica, te lo prometto: la gente deve sapere chi erano i Trilli, e come hanno reso grande la nostra musica. Grazie per quello che hai fatto per Genova.
Ti immagino in qualche osteria, lassù, insieme a Pucci, a fare cantare e divertire angeli e santi...

Riposa in pace, Pippo.

-Erik-

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